L’Ogliastra che non ti aspetti probabilmente la troverai a Ulassai. Una giornata da passare in questo piccolo paese arroccato tra i Tacchi d’Ogliastra, meta di arrampicatori e culla dell’arte di Maria Lai. Arrivare ad Ulassai vi lascerà senza parole, i tacchi calcarei sovrastano il paese donandogli quasi un’aria fiabesca. La chiesetta azzurra che spicca tra le case sulla collina, le nuvole che decorano il cielo e un panorama spettacolare da cui si intravede anche il mare. Tutto questo e non solo è Ulassai.
Il paese è raggiungibile sia da Gairo che da Jerzu e tra le curve ammirerete la bellezza del paesaggio senza eguali. Ulassai è una tappa per i tanti arrampicatori sardi e non che vengono qui a posta per praticare questo sport sui Tacchi d’Ogliastra.
Tacchi d’Ogliastra
I Tacchi d’Ogliastra sono monti di calcare e dolomia, il cui nome deriva dalla conformazione molto simile a un tacco di scarpa. Rocce paleozoiche di scisto, su cui si poggiano le conformazioni calcaree, che donano all’ambiente circostante un’atmosfera selvaggia. Habitat ricco di specie endemiche e animali di enorme valore naturalistico. Su quest’area si sviluppano anche tanti insediamenti archeologici e la zona è interessata da attività agropastorali come l’allevamento, la viticoltura e l’artigianato.
I Tacchi sono anche il punto di partenza per trekking panoramici di vari livelli, che possono essere percorsi con delle guide ambientali esperte, che conoscono il territorio e che sanno raccontare al meglio ciò che la natura ci ha regalato. Di questi paesaggi fanno parte anche le bellissime cascate di Lequarci. Poste distanti dal paese, che durante i periodi di piogge intense, scorrono in tutto il loro splendore.
Una superficie di circa 2500 ettari che ospita oggi un’oasi faunistica nata nel 2005 e che tutela numerosi branchi di cervi, all’interno di una foresta sempreverde nel Taccu di Ulassai.
Ulassai non è di certo solo un paese per dedicarsi al trekking o all’ arrampicata, ma è anche un paese che offre un ampio patrimonio archeologico sparso in tutto il territorio, come il bellissimo Nuraghe Serbissi, nel confinante territorio di Osini.
Nuraghe Serbissi
Il Nuraghe Serbissi fa parte di un piccolo capolavoro architettonico lasciato dalla civiltà nuragica. La sua posizione strategica con un’ampia visuale sul Gennargentu e sul Taccu di Perda Liana, lo rendeva, secoli fa, un insediamento molto importante. Sulla strada troverete anche il monumento naturale della Scala di San Giorgio, meravigliosa attrazione naturalistica che vale la pena visitare.
Dopo 3 chilometri di sterrato, si lascia l’auto nello spiazzo sottostante, per salire a piedi sino all’ingresso del sito archeologico. L’intera struttura si erge sulla parte alta dell’altopiano, una zona inaccessibile e con un invalicabile territorio che fungeva da difesa naturale. Qui si può ammirare la nota abilità costruttiva dei nuragici, nella capacità di sfruttamento del terreno. Per la realizzazione della struttura sono state usate, infatti, le formazioni rocciose circostanti, rendendole così parte integrante della struttura stessa.
Il complesso nuragico oggi ci mostra la planimetria trilobata, la tholos e un piccolo villaggio di capanne. Ma la particolarità è sicuramente la grotta che si estende al di sotto del nuraghe. Una cavità con due ingressi, un tempo usata probabilmente per raccogliere le derrate alimentari.
A livello paesaggistico e archeologico, tutta l’area ha un valore inestimabile, legato soprattutto ai ritrovamenti di età nuragica. Non sono stati trovati, infatti, resti come dolmen o domus de janas risalenti all’età prenuragica, ma tutta la zona ospita altri nuraghi con villaggio annesso, testimonianza di antichi popoli che qui hanno lasciato il segno del loro passaggio.
Grotta Su Marmuri
Tra i sistemi carsici di cui è ricca la Sardegna, una menzione particolare la voglio dedicare alla grotta Su Marmuri, dal sardo “grotte di marmo”. Con la loro lunghezza di un chilometro e mezzo sono tra le più importanti d’Europa. Formatasi milioni di anni fa dalla forza dell’acqua che l’ha modellata, creando al suo interno spazi immensi alti fino a 70 metri, che regalano al visitatore uno scenario davvero surreale e imponente.
La sua bellezza è data dal fatto che sia una grotta ancora viva e quindi sempre in continua evoluzione, il che consente la formazione di stalattiti e stalagmiti. Ogni inverno ospita una colonia di pipistrelli, che da un conteggio fotografico risulterebbe essere di circa 27000 esemplari di un’unica specie: il Miniottero. Arrivano da tutta la Sardegna, per un letargo di tre mesi, da dicembre a marzo.
La loro tutela dovrebbe essere una delle priorità per l’intero sistema, poichè sono in grado di mangiare una grande quantità di insetti riducendo notevolmente quelli nocivi per l’uomo e l’agricoltura.
Cooperativa Tessile Su Marmuri
Il nome della grotta è anche quello della Cooperativa Tessile Su Marmuri, nata nel 1971 e che ha da poco celebrato i suoi cinquant’anni di attività. Sono tutte donne le sue socie fondatrici, che portano avanti con estremo orgoglio quest’arte antica.
I prodotti realizzati sono molto vari e spaziano dai tappetti alle bomboniere, tutti realizzati col telaio usando la tecnica de sos pibionis (acini d’uva), che dona il caratteristico effetto in rilievo.
La realizzazione di alcuni prodotti richiede parecchio tempo ed è incantevole osservare con quanta maestria le tessitrici muovano il filo sul telaio. Un lavoro nobile e difficile, un tempo diffusissimo in tutta l’isola, ma che è stato poi abbandonato in favore dell’innovazione. Oggi sono davvero pochi i posti in Sardegna, che custodiscono una delle forme artistiche più belle. Al Museo Etnografico di Nuoro, viene narrata la tessitura, attraverso le opere da tutta l’isola. (MINI GUIDA DI NUORO, L’ATENE DELLA SARDEGNA)
Nel 1981 inizia la collaborazione della Cooperativa con Maria Lai, che da un suo disegno volle far realizzare alle tessitrici il suo primo tappeto. Quel disegno diventerà poi motivo ricorrente nelle creazioni della cooperativa stessa.
Maria Lai
Visitare Ulassai e non conoscere Maria Lai dovrebbe essere considerato un reato e non scherzo! La sua arte pervade le vie dell’intero paese. La sua assenza è invece presenza costante, grazie alle innumerevoli opere lasciate al suo paese natale, che lo hanno reso un’attrazione turistica a tutti gli effetti.
Dal centro storico alla strada che conduce alle grotte, si incontrato svariate sue opere. Sono i regali che Maria Lai ha deciso di donare al suo amato paese. Un’artista eccezionale che nonostante la sua vita difficile tra drammi familiari e problemi di salute è riuscita a portare in alto la sua arte.
Un’arte fatta di anima e cuore per la sua terra, a cui dedicherà gran parte delle sue opere, tra cui la più significativa che per lei è stata “Legarsi alla Montagna“. Tutto iniziò quando il sindaco e l’amministrazione comunale del tempo, le chiesero di creare un monumento ai caduti in guerra. L’artista si rifiutò in favore di un monumento ai vivi e partendo da una leggenda paesana, volle unire tutte le case del paese alla montagna con un filo celeste.
La leggenda “Sa Rutta de is’antigus“, “la grotta degli antichi”, narra che durante una frana, cadde un grosso masso che travolse una casa sottostante uccidendo tre bambine. Miracolosamente una di loro si salvò, spuntando dalle macerie con in mano un nastro celeste.
Questa è stata una delle prime opere sul territorio realizzata proprio a Ulassai, insieme agli stessi abitanti, che inizialmente non furono d’accordo a causa di malumori tra alcuni di essi. La sua realizzazione non fu facile e richiese più di un anno di trattative coi paesani. L’accordo raggiunto prevedva che laddove vi erano tra vicini rapporti di amore, dovevano essere legati dei pani ai fili. Mentre dove vi erano dissapori il nastro si interrompeva in segno di rispetto, per poi continuare nelle case successive.
Stazione dell’Arte
Gli ultimi anni di vita Maria Lai li trascorse nelle campagne di Cardedu. Nel 2006 inaugurò la Stazione dell’arte di Ulassai, che fu la realizzazione di un ambizioso progetto e raccoglie oggi circa 140 pezzi delle sue opere.
Il museo d’arte contemporanea trova il suo spazio espositivo all’interno dell’ex stazione ferroviaria a valle del paese. “Una stazione percepita come luogo di partenze e arrivi, di incontri, di rapporti umani che si ritrovano e si separano.” Proprio come i fili che Maria lai amava intrecciare.
L’anima artistica di Maria Lai risiede ancora in ogni angolo di Ulassai, donando arte e bellezza a ogni suo visitatore.